Un’apocalisse zombie può insegnarci a reagire a future pandemie

Un’apocalisse zombie può insegnarci a reagire a future pandemie

Un’apocalisse zombie può insegnarci a reagire a future pandemie


Studiare le pandemie (e non solo) con un’apocalisse zombie. Non è una trovata in vista dell’imminente notte di Halloween, ma un progetto di ricerca portato avanti da un gruppo di matematici dell’Università di Aalto che sta sviluppando simulazioni di come in diversi contesti si diffonderebbe la piaga dei morti viventi in Finlandia e di cosa servirebbe per arginarla. In vista di future emergenze.

L’idea non è del tutto nuova. In passato i Cds statunitensi hanno utilizzato l’apocalisse zombie per una campagna di sensibilizzazione in vista di un’eventuale pandemia, ma anche alcuni videogiochi sono stati utilizzati per studi epidemiologici, per esempio “l’incidente del Sangue Corrotto” in World of Warcraft nel 2005 e poi  Plague Inc. proprio per la pandemia di Covid-19.

Ma rispetto ai modelli epidemiologici tradizionali su scala di cittadinanza – spiegano i membri del team a NewsWise – il modello finlandese si sviluppa su scala individuale, tiene conto della componente spaziale e degli spostamenti all’interno e tra le città. Include quindi nelle simulazioni le interazioni tra persone e zombie in una data città o regione, così da capire come la pestilenza si propagherà e quanto velocemente, deducendo gli interventi utili ad arginarla in quel contesto. Un’epidemia che inizia in una regione densamente popolata, come la capitale Helsinki, infatti, si propagherà molto diversamente da una che scoppia in una città molto più piccola e isolata.

I risultati delle simulazioni

Sono abbastanza scioccanti. Per esempio, se comparisse un solo zombie a Helsinki, secondo questo modello si avrebbero al massimo 7 ore per distruggere l’agente infettivo o per mettere in quarantena l’intera città, neutralizzando la minaccia. Oltre questo tempo gli zombie invaderebbero l’intero paese. “Non avrei dovuto trovarlo sorprendente, ma sono rimasta impressionata dalla rapidità con cui dobbiamo reagire per mantenere in vita la nostra cittadinanza”, ha commentato Pauliina Ilmonen, responsabile della ricerca. “Mi ha fatto riflettere su questioni morali come i diritti degli individui rispetto ai diritti di una cittadinanza”. Riflessioni che ci sono familiari, dopo i lockdown durante l’emergenza Covid-19.

Sebbene alcuni aspetti siano stati complicati da definire (dire che non ci sono molti dati reali sulle possibili interazioni essere umano-zombie è un eufemismo), secondo i suoi ideatori questo modello di simulazione è solido e affidabile. Simulando le interazioni tra individui, inoltre, ha il vantaggio di includere variabili molto particolari come la disinformazione e di valutare quale sarebbe il suo impatto sulla diffusione dell’epidemia. Cosa succederebbe – esemplificano gli autori – se i negazionisti degli zombie ignorassero gli avvertimenti e le istruzioni delle istituzioni?

Infine, il modello finlandese sarebbe adatto anche ad analizzare altri fattori non patogeni che però si diffondono come una malattia, come le fake news e simulare l’effetto di strategie di contrasto.



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di Mara Magistroni www.wired.it 2023-10-27 14:40:43 ,

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